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Paolo Troubetzkoy

Paolo Troubetzkoy nasce a Intra, sul Lago Maggiore, nel 1866, secondogenito – il fratello Piero diventerà pittore ritrattista – del principe russo Pietro e della cantante americana Ada Winans. L’anno seguente la famiglia si trasferisce nella vicina località di Ghiffa, in una villa in cui vengono frequentemente ospitati personaggi quali i pittori Cremona e Ranzoni, lo scultore Grandi, i musicisti Catalani e Junck, il poeta e compositore Arrigo Boito. Ed è proprio dal particolare impressionismo della pittura scapigliata lombarda, quella di Ranzoni e Cremona, che inizia la ricerca scultorea del giovane Paolo.
Egli nel 1884 si trasferisce a Milano, ma il suo apprendistato – prima con Donato Barcaglia, poi con Ernesto Bazzaro – dura pochi mesi perchè egli mal sopporta lo studio sistematico, preferendo lavorare dal vero, studiando gli animali. A livello espositivo esordisce a Brera nel 1886 con Un cavallo, ma negli anni seguenti comincia ad inviare alle mostra anche dei ritratti.
Nei primi anni novanta partecipa a numerosi concorsi per monumenti alle glorie nazionali – tra cui Garibaldi, Fanti, Dante, Amedeo IV di Savoia – da erigersi in varie città italiane, mentre alcune sue opere vengono acquistate dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e dal Golden Gate Museum di San Francisco.

Periodo russo
Nel dicembre del 1898 Troubetzkoy lascia Milano per la Russia, dove tiene un corso di scultura all’Accademia di Belle Arti di Mosca nel quale invita gli allievi a copiare non dall’antico, ma dal vero. Quindi frequenta l’”Associazione per le esposizioni ambulanti”, l’organo progressista dei pittori russi che affermano i principi del realismo nell’arte, aperto a influenze dell’impressionismo francese. Espone inoltre a Stoccolma, città in cui conosce Elin Sundström, sua futura moglie.
Nel 1899 incontra, a Jasnaja Poljana, Lev Tolstoj e gli dedica due busti, un ritratto a cavallo, un dipinto a olio e alcuni disegni; l’artista rimane colpito dall’umanitarismo e vegetarianesimo dello scrittore russo, decidendo di non mangiare più nessun alimento proveniente da animali. Nel frattempo esegue molti ritratti di politici e nobili russi, tra cui il principe Lev Galitzin, la principessa Gagarina e i granduchi Wladimirovich.
Nel 1901 vince il concorso per il monumento allo zar Alessandro III da erigersi a Pietroburgo, opera che verrà inaugurata, dopo molte polemiche e rifacimenti, nel 1909.
Nel frattempo comincia a esporre con frequenza, oltre che alle più importanti mostre italiane (Venezia, Milano, Roma, Firenze), anche a Parigi.

Periodi parigino e americano
Nel 1905, in seguito alla guerra russo-giapponese e allo scoppio dei primi moti rivoluzionari, Troubetzkoy lascia la Russia per rifugiarsi in Finlandia e poi a Milano, stabilendosi infine a Parigi, dove è stato invitato per realizzare un monumento a Tolstoj. L’anno seguente è membro della “Société Nouvelle des Peintres et Sculpteurs”, presieduta da Auguste Rodin, e nella capitale francese ha l’opportunità di ritrarre numerose personalità di spicco. Nel 1908, presso lo studio del pittore Sargent a Londra, esegue il primo busto di George Bernard Shaw.
A partire dal 1911 le opere di Paolo Troubetzkoy vengono esposte in alcune mostre individuali ospitate in diverse città americane, tra cui Buffalo, Chicago, St. Louis, Boston. Recatosi a New York nel 1914 per una nuova esposizione, decide di non tornare in Europa per via della prima guerra mondiale. Nel 1919 vince a Los Angeles il concorso per il monumento al generale Harrison Gray Otis, inaugurato l’anno seguente.
Nel suo grande studio di Hollywood conosce e raffigura molti attori cinematografici, tra cui Mary Pickford e Douglas Fairbanks senior, alternando la ritrattistica a opere di soggetto vegetariano o ispirate al folklore americano, quali cow-boys, rodei e indiani pellerossa.

Ultimo periodo
Nel 1921 Paolo Troubetzkoy torna a Parigi, dove affitta una villetta con studio nel sobborgo di Neuilly sur Seine, mentre d’estate soggiorna alla Ca’ Bianca, presso Suna, sul Lago Maggiore.
Nel 1923 la città di Pallanza gli commissiona il monumento ai caduti. Nel 1934 effettua un viaggio in Egitto, per esporre ad Alessandria e al Cairo.
Negli ultimi anni continua a lavorare assiduamente nonostante una grave forma di anemia che lo conduce alla morte nel 1938, senza che egli abbia modificato i propri principi vegetariani.
Per desiderio dell’artista stesso, i suoi eredi donano al Museo del Paesaggio di Pallanza tutte le opere in gesso lasciate sia nella residenza di Suna che nello studio di Neuilly sur Seine.

Paolo Troubetzkoy, definito scultore impressionista dalla critica a lui contemporanea, sfalda la forma delle sue opere per ottenere l’effetto raggiunto sulla tela dai pittori scapigliati, ovvero la compenetrazione tra il soggetto e l’atmosfera circostante, donando alla rappresentazione un’indeterminatezza che appartiene all’incessante mutevolezza della vita reale. In Russia le sue opere si fanno più vigorose e realistiche, mentre a Parigi si avvicinano, per influenza degli esteti, alla ritrattistica raffinata ed elegante di Boldini e Sargent.


Opere dell'artista
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    Teresa Junck Garbagnati

    Paolo Troubetzkoy

    1888-1889
    gesso non patinato, cm 49 x 34 x 33

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    Giovanni Segantini

    Paolo Troubetzkoy

    1896
    bronzo, cm 113 x 72 x 46

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    Adelaide Aurnheimer

    Paolo Troubetzkoy

    1897
    gesso patinato rosa chiaro, cm 54 x 69,5 x 71,5

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    Abbraccio materno

    Paolo Troubetzkoy

    databile 1898
    gesso patinato rosa chiaro, cm 85 x 86 x 90

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    Ritratto di Giovanni Boldini

    Paolo Troubetzkoy

    Gesso patinato giallo ocra chiaro, cm 50x45x35

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    Ballerina

    Paolo Troubetzkoy

    Gesso patinato grigio. 29x39x25 (1922)

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    L'Argentinita

    Paolo Troubetzkoy

    Gesso patinato bronzo. 54 x 21 x 3 (1910)

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