La nostra storia
“Ancora non me dispero” dice il Pallanzotto costretto dal duca Francesco Sforza a superare un’enorme difficoltà. Pallanzotto è il soprannome di certo Bertolotto de’ Giorgi di Pallanza, commerciante di tessuti. Essendosi vantato delle proprie ricchezze e di essere in grado di coprire con un tessuto “cremisile” gran parte della superficie del Lago Maggiore, è invitato e poi costretto dal duca di Milano a costruire a proprie spese il torrione del Castello Sforzesco, che poi prende nome da lui e ancora oggi si chiama torre del Pallanzotto.“Ancora non me dispero” è il motto con il quale nel 1914 si fregia il Museo del Paesaggio, ben conscio delle difficoltà da affrontare nel raggiungere le proprie finalità.
1909: Antonio Massara e l’associazione intercomunale “Pro Verbano” fondano a Pallanza il Museo Storico Artistico del Verbano e delle Valli adiacenti.
1914: il Museo assume la denominazione di Museo del Paesaggio e trova sede nel palazzo Viani Dugnani. Tra i suoi fondatori: Ministero della Pubblica Istruzione, Provincia di Novara, Municipio di Pallanza, Touring Club Italiano, Camera di Commercio di Novara, Banca Popolare di Novara e Banca Popolare di Intra.
1938: gli eredi di Paolo Troubetzkoy donano al Museo i gessi dello scultore.
1961: Vittorio Tonolli offre in dono al Museo il materiale archeologico scavato a Ornavasso da Enrico Bianchetti a fine Ottocento.
1981: con il contributo della Regione Piemonte il Museo acquisisce 53 opere di Arturo Martini.
1988: viene istituito il Centro Studi del Paesaggio.
1996: le collezioni del museo si ampliano con la donazione di Arnaldo Tozzi (19 dipinti di Mario Tozzi).
1999: nella nuova sede di palazzo Biumi Innocenti viene inaugurata la Sezione Religiosità, Arte e Cultura popolare con l’esposizione di 715 ex-voto dipinti.
2000: viene aperta la Sezione Archeologia con l’allestimento della raccolta Bianchetti.
2007: viene inaugurata a Verbania Intra la terza sede del Museo, denominata “Casa Ceretti”.
Antonio Massara (Meina 1878 – Como 1926), di famiglia novarese e laureato in lettere e in filosofia, giunge a Pallanza nel 1904 per insegnare al Regio Ginnasio.
Egli – che già a Novara ha condotto importanti studi sulla cultura locale (il filosofo Pier Lombardo, la cultura popolare, il pittore Gaudenzio Ferrari) – individua nel paesaggio il maggiore valore del territorio del Verbano, valore che egli ritiene minacciato nelle sue forme autentiche dal turismo, dall’industria e dalla speculazione edilizia.
Convinto che la difesa del paesaggio si possa raggiungere non “dall’alto”, con le costrizioni delle leggi, ma “dal basso”, ossia con la presa di coscienza da parte della popolazione, avvia un’opera di sensibilizzazione e divulgazione che sfocia, nel 1909, nella costituzione di due strumenti destinati a tale scopo: una rivista, “Verbania”, e un museo, il “Museo Storico e Artistico del Verbano e delle Valli adiacenti”, poi denominato Museo del Paesaggio. E il “suo” museo accoglie le opere di quegli artisti in grado di comunicare l’anima del paesaggio verbanese, tra cui Gignous, Boggiani e l’amato Tominetti.
Antonio Massara viene nominato Consigliere dell’Associazione Nazionale per i Paesaggi e i Monumenti Pittoreschi d’Italia nel 1909 e Consigliere del Comitato Nazionale per la Difesa del Paesaggio e dei Monumenti Italici nel 1913.