Immaginare il giardino. Tre secoli di rappresentazione giardinistica.
A cura di Michael JakobPalazzo Viani Dugnani, via Ruga 44, Verbania. Accesso disabili da Via Marconi.
Il modo più profondo per imparare a conoscere un giardino non sempre è quello immediato della visita in loco, ma talvolta l’attenta lettura, che passa attraverso il filtro di immagini e descrizioni. Poiché ogni giardino è sottoposto alle leggi di mutabilità, ossia agli effetti del lavorio del tempo, spesso anche i giardini importanti rimangono impressi nella mente soltanto grazie a documenti iconici. Senza il contributo delle arti (disegno, pittura, fotografia, film) tante opere giardinistiche sarebbero cadute nell’oblio. Per creare un giardino, occorreva, prima di tutto, immaginarlo, sognarlo, ed è in questo contesto che l’arte ha rivestito un ruolo essenziale. Un ruolo che riguardava anche il presente.
La stampa, la forma artistica privilegiata nei secoli per divulgare, tematizzare, enfatizzare o celebrare il giardino, assumerà una funzione centrale. Le opere in mostra sono la testimonianza concreta della qualità e della diversità del giardino rappresentato attraverso i secoli. Si tratta di originali rarissimi, difficilmente accessibili anche agli specialisti. La nostra scelta diacronica presenta alcune immagini-chiave, atte a spiegare la costruzione dell’immaginario del giardino attraverso il Seicento, il Settecento e l’Ottocento. Le incisioni olandesi di fine Seicento introducono in una specie di Wunderkammer: lo spazio espositivo interno diventa il luogo di una passeggiata che conduce lontano. Oltre a essere documenti topici, le magnifiche rappresentazioni settecentesche di giardini romani di Giuseppe Vasi testimoniano l’incontro tra l’arte del giardino e la maestria dell’incisore al loro apice. È un uomo di terreno il grande giardiniere austro-tedesco Rudolph Siebeck, perciò i suoi esercizi di stile di pura fantasia servono ancora da modello per i paesaggisti odierni.
La serie di tavole che Le Rouge voleva interminabile, e che invece sarà interrotta dalla Rivoluzione Francese, narra della mescolanza postmoderna e della crisi stilistica che persistono sino ai giorni nostri nell’arte del giardino e nell’architettura del paesaggio. L’altro elemento estetico, solo apparentemente antifrastico, proviene dall’universo dei filmati d’avanguardia del XX secolo. Gli esperimenti oggi poco conosciuti, o ingiustamente dimenticati, di Marie Menken, Stan Brakhage o Chris Welsby, artisti che hanno scelto sorprendenti universi vegetali come specchio delle loro fantasie e proiezioni mentali, permettono di immedesimarsi corpo e anima nello spazio poetico e infinito del giardino.