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L’esposizione ripercorre tutta la carriera artistica di Massimo Falsaci e presenta oltre 20 pezzi che coprono gli ultimi vent’anni della sua produzione.
Il suo linguaggio artistico, iniziato alla fine degli anni ’90, parte dall’espressività fumettistica ed editoriale affinata, nelle tecniche e nella soggettivistica, con l’illustratore Karel Thole. E’ solo però a partire dal 2000, quando Falsaci frequenta la scuola milanese di pittura di Gianna Berrettini, che la personale esigenza sperimentale prende piede; Falsaci sperimenterà infatti tutte le diverse tecniche pittoriche: olio, acrilico, acquerello, gessetti, sanguigna e carboncino, arrivando a prediligere il connubio immagine digitale-acrilico.
Inizialmente legato al filone della Nuova Figurazione, i suoi lavori hanno sviluppato una rielaborazione asettica dell’immaginario contemporaneo, prelevato dal vivere metropolitano e dalle figure massmediatiche quotidiane. Attraverso le sue opere, Falsaci si propone quale interprete-intermediario dell’evoluzione sociale: se da un lato il giovane artista, calato concretamente nella modernità, vive in prima persona il cambiamento comunicativo della nostra epoca, dall’altro, proprio come un antico bardo medievale, è capace di trasmettere alla collettività le sfumature più nascoste di questo nostro frenetico mondo, spesso sconosciuto ai più.
Nell’arco del 2010, l’artista-comunicatore Falsaci, (caratterizzato sempre da una pungente e attenta critica verso la civiltà contemporanea), ha introdotto, nel proprio linguaggio rappresentativo, delle sfumature concettuali provenienti dal mondo della rete web.
Le sue opere più recenti tendono a rievocare sia fotogrammi pubblicitari, sia sezioni-vetrina di portali internet, dove ogni soggetto/oggetto in vista rivela esclusivamente l’idea “perfetta” del prodotto che si vuole mostrare: sia esso un ponte, un edificio o il profilo umano di una persona. Alla quotidiana richiesta, da parte della società di oggi, di vedere e consumare esclusivamente il bello, il perfetto e l’impersonale, Falsaci risponde proponendo degli insiemi, ironicamente preconfezionato, di “perfezione e bontà ad oltranza”. A quella larga massa di pubblico che desidera non esporsi alle proprie emozioni, questa particolare visione artistica-sociale permette paradossalmente di diventare spettatore della propria esistenza.
OPERE IN MOSTRA
ARCHETIPI
I personaggi di Falsaci sono degli archetipi di persone reali, sorridenti, appiattiti nei caratteri essenziali. Non c’è spazio per le mille sfaccettature del nostro essere all’interno del quotidiano relazionarsi con le altre persone. Non c’è il tempo per andare in profondità nei rapporti. E nemmeno di incontrarsi nella realtà. Tutto è ridotto ad incontri in chat a discussioni virtuali in cui non si è se stessi ma una proiezione di quello che vogliamo essere e mostrare.
UTOPIA
I Non-luoghi pittorici diventano una proiezione esterna del sentire umano: in questi scorci la speranza, la paura, la noia e il gioco si interrogano sia sul loro essere, sia sul loro vagare e sulla incapacità di creare relazioni autentiche. Utopia è per l’artista il luogo contemporaneo che non esiste ed è il luogo dell’incontro autentico, è il punto di ritrovo interiore di tutti gli esseri umani. Siamo fuori dalla realtà quotidiana.
EXTRA MOENIA
Questa sezione raccoglie il recente ciclo pittorico di dipinti contemporanei dal titolo Extra Moenia (locuzione latina che sta a significare “fuori le mura della città”) in contrapposizione al ciclo pittorico, ricco di colore, di Utopia.